Verso la maturità: “Tutta colpa dei professori”

scuolamaturita(di Salvatore Primiceri) – Stamattina, sfogliando il giornale locale della mia città, mi sono soffermato su una notizia posta in primo piano, riguardante l’alto numero di studenti non ammessi all’esame di maturità. L’articolo si sviluppava in una vera e propria classifica delle scuole con maggior o minor numero di studenti ammessi alla prova finale.


La lettura ha risvegliato in me un argomento caro e su cui ho avuto modo di esprimermi diverse volte: lo stato della scuola italiana.
In questo periodo dell’anno vanno in scena due delle più grandi farse tragicomiche della nostra società: lo scrutinio per l’ammissione all’esame di maturità e l’esame di maturità stesso. Tali eventi, a mio avviso, dimostrano che l’attuale sistema scolastico altro non è che un gioco, se vogliamo diabolico, inventato dalla mente umana per ravvivare o complicare l’esistenza e il futuro dei giovani, che, almeno nei metodi, di educativo ha davvero poco o nulla.
Parto dalla prima.
Uno studente arriva in quinta superiore. Non ci arriva per opera dello Spirito Santo ma grazie al superamento del sistema ad ostacoli basato esclusivamente sulla produzione di numeri e sulla logica del mero giudizio. Esecutori di questo sistema meccanico sono i docenti, i quali hanno il compito di valutare se uno studente possa o no svolgere un esame di maturità. Quanta responsabilità in mano agli insegnanti, almeno speriamo che siano in grado di svolgere bene il loro lavoro di “giudici”. Capita invece, purtroppo spesso, che l’insegnante decida di non ammettere il suo studente all’esame di maturità.
Qualcosa mi sfugge. Uno studente di quinta superiore deve essere valutato quante volte? Chi lo ha portato fino in quinta e con che coraggio gli si dice che non è pronto per l’esame? A mio modo di vedere lo scrutinio di ammissione è una farsa stupida, inutile e rischiosa da cui l’unico a uscirne sconfitto è l’insegnante che ci fa una figuraccia. Se ha promosso per cinque anni il suo studente e poi gli impedisce di sostenere la prova di maturità, l’unico ad essere bocciato è proprio l’insegnante per manifesta ammissione di incapacità. Una scuola che boccia (e che magari se ne vanta come per dire che da lì escono solo i migliori) non è una scuola valida. E’ una questione anche di buon senso: se uno studente è al termine del percorso di studi gli va data la possibilità di sostenere l’esame finale. Non rischio di perdere un atleta a due passi dal traguardo, lo incito a concludere, non lo scoraggio.
Per questo la funzione della scuola oggi va totalmente ripensata. Va dato spazio alle personalità dei ragazzi, al rispetto di ognuno di essi, all’individuazione delle capacità dei singoli evitando di standardizzare e appiattire i cervelli su programmi fossili. Va eliminata la logica del numero, del voto, della competizione tra ragazzi e quindi il valore che si attribuisce al voto. Lo devono capire anche le aziende evitando di inserire negli annunci di lavoro il parametro della votazione scolastica come elemento di selezione. Lo devono capire in molti, ancora troppi.
Lo stato dell’istruzione in Italia è pessimo e la colpa è del sistema scolastico che tratta gli studenti come robot.
Ma che la scuola sia un gioco e che quindi bisogna prenderla con umorismo lo dimostra anche l’esame di maturità stesso. Una sorta di show dove si attendono le tracce dei temi come il vincitore della notte degli oscar o, visto il livello, del festival di Sanremo. Il più delle volte chi scrive le tracce dimostra un’inadeguatezza e un’antichità mentale disarmanti. Ma è anche la forma che fa ridere con il sequestro dei vari “armamenti” dei ragazzi (cellulari, foglietti, scritte sulle mani), il controllo delle volte che uno va in bagno, etc.
Come se tutto il “sapere” degli studenti non derivi da cinque anni di scuola ma da una ricerca su google col telefonino.
Un colpo di teatro la scuola, non c’è che dire.
A che serve allora l’esame di maturità? Fatto in questo modo serve solo a “dare i numeri”, a giudicare, a permettere quel sottile piacere di esercitare un piccolo potere che di istruttivo, ripeto, non ha nulla.
E allora perchè non cambiare tutto? Fare in modo che la scuola sia un percorso davvero che arricchisca e che le classi siano squadre unite e motivate dove il talento di ognuno possa trovare terreno fertile per spiccare il volo nella vita fuori dalle mura scolastiche. Gli insegnanti diano spazio alla creatività dei singoli, giudichino meno e non pretendano di appiattire le menti su programmi obsoleti e processi burocratici. Che l’esame finale sia una bella e costruttiva chiacchierata tra insegnanti e ragazzi sulle cose fatte in cinque anni, che siano i ragazzi a valutare la loro esperienza e a ricordare le cose che gli hanno fatti crescere.
Utopia? No. Il cambiamento è possibile se tutti gli insegnanti comprendono che ogni studente bocciato equivale ad un brutto voto dato a sè stessi.
In bocca al lupo a tutti gli studenti d’Italia!

Salvatore Primiceri

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