La critica costruttiva: come farla e come riceverla

critica(di Salvatore Primiceri) – Esprimere critica o dissenso verso le opinioni altrui è lecito ma è necessario sapersi esprimere correttamente e astenersi dall’offendere. Esiste un modo per criticare senza offendere e per far sì che dalla critica si possa costruire un percorso di ragionamento che porti alla collaborazione degli individui e non allo scontro: si chiama “critica costruttiva“.

Sembrerà banale parlarne ma, visto il livello di comunicazione nella società odierna, riscoprire l’importanza di un linguaggio positivo non è mai tempo perso.
Le parole sono importanti così come è importante attribuire loro un valore positivo. Tale valore giunge dal ragionamento, ovvero il classico “pensare prima di parlare”.
Gli effetti delle parole, soprattutto sui nostri diretti interlocutori, possono essere molteplici. Anche quando siamo convinti di esserci spiegati correttamente e con tutte le buone intenzioni possono comunque sorgere equivoci e incompresioni.
Pertanto è opportuno ripassare il metodo. Come si esprime una critica costruttiva?
A ricordarcelo chiamiamo in causa lo psicologo Harry Levinson, le cui indicazioni sul modo di esprimersi in una critica sono riprese dal “best seller” di Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva”.
Innanzitutto occorre “essere specifici“. La critica deve mirare al contenuto, al fatto. Bisogna essere precisi su ciò che si sta criticando ponendo argomenti a sostegno dei propri dubbi. E’ importante che il nostro interlocutore comprenda bene che con la critica si sta analizzando il problema ma che non vi è nulla di personale. Non è quindi una critica alla persona che abbiamo di fronte. La specificità, spiega Levinson, è utilizzata anche nell’elogio in quanto sia da una critica che da un complimento, il nostro interlocutore può trarne un insegnamento.
In secondo luogo la critica costruttiva deve saper “offrire una soluzione“. E’ importante che, oltre ad argomentare le proprie perplessità su un problema specifico, si propongano ipotesi di alternative alla soluzione dello stesso. Mettere sul piatto alternative induce il nostro interlocutore a sgombrare il campo dai dubbi di aver detto qualcosa di sbagliato e lo mette nella posizione di collaborazione per ragionare sulla possibilità di migliorare la soluzione a un problema.
In terzo luogo occorre “essere presenti“. Una sana critica che porti ad una discussione costruttiva fra persone civili andrebbe fatta di persona. Il muovere critiche a distanza, per iscritto o attraverso una tastiera del computer, può rendere la comunicazione impersonale e difficile da approfondire adeguatamente. La critica via email, oppure sui social network, ha il limite dell’impersonalità e si presta più facilmente a fraintendimenti.
Infine occorre “essere sensibili“. Conoscere o meno la persona che si ha di fronte può aiutare ad usare le parole giuste, una buona dose di sensibilità ed empatia. Ma l’empatia non è dote di tutti e il “non saper prendere le persone” è invece una caratteristica purtroppo molto diffusa, soprattutto in chi assume posizioni di comando. Una critica verbalmente violenta e scarsamente empatica genera una reazione distruttiva nell’altra persona, apre la strada del risentimento, della rabbia e della distanza. Tale comportamento non solo crea disagio e danni interpersonali ma, soprattutto, non risolve minimamente il problema iniziale oggetto della critica.
Anche chi riceve le critiche deve saperle accettare e non cadere a tutti i costi a interpretarle come una sfida o un apertura di conflitto. Provate sempre prima a cooperare costruttivamente con chi vi critica. Solo dopo averlo fatto potete trarne le dovute conclusioni.

Salvatore Primiceri

Bibliografia essenziale
Daniel Goleman – Intelligenza Emotiva – Bur Rizzoli

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