E ora tutti zitti, è l’ora del “silenzio positivo”

silenzio(di Salvatore Primiceri) – Vi è mai capitato di desiderare un po’ di silenzio? Normalmente succede quando c’è troppa confusione e si avverte l’esigenza di allontanarsi da un caos improduttivo, ovvero dalle cosiddette “parole che non portano a nulla”.

Nell’era della comunicazione molti hanno scoperto il gusto di parlare a tutti i costi, intervenire su qualsiasi cosa, esprimere giudizi, credendo di essere ascoltati e applauditi da milioni di persone. Anche i professionisti dell’informazione sono ormai vittime di questo circuito: rincorrono le notizie freneticamente (spesso le più cruente) e le ripetono ossessivamente senza sosta, senza badare alle modalità di linguaggio utilizzate e ai potenziali effetti su chi ascolta. Tutti parlano e si rincorrono per replicarsi, per non essere da meno, per sentirsi al centro dell’attenzione.

Il protagonismo mediatico è così servito: ognuno di noi è potenzialmente una star con un proprio pubblico e guai a rimanere indietro.
Succede quindi che si avverta il dovere di intervenire, di rispondere a qualsiasi frase, elogio o provocazione che sia. Non deve sfuggire nulla perchè, si sa, chi non ha l’ultima parola è un perdente e oggi tutelare l’immagine coincide con l’affermare una sorta di leadership, meglio se condita con una dose di antipatia (pare vada di moda).
Si innesca così una spirale pericolosa che porta con sè un linguaggio distruttivo e un rischio di conflittualità crescente. Parlare solo per far parte del “gruppo”, infatti, non è un buon ingrediente del dialogo e della volontà di risolvere problemi.
Eppure parlare sempre e a tutti i costi non è necessario e non è nemmeno utile, così come non lo è rispondere alle dichiarazioni altrui.
A volte conviene riflettere. Occorre fermarsi, prendersi una pausa, ricorrere al silenzio nel suo valore positivo ovvero quello di “staccare” la spina da un vortice nevrotico di parole che non portano a nulla.
Ignorare qualche provocazione non significa per forza mancare di rispetto all’interlocutore. E’ sul contenuto delle parole che bisogna infatti concentrarsi senza cadere nel “personale”.
Ma il silenzio può intervenire anche per elaborare strategie e parole migliori. Una pausa di riflessione, infatti, se ben utilizzata (orientando la mente a tutt’altro rispetto alla questione in corso), porta a elaborare nuove idee, spesso creative e vincenti. Il “silenzio positivo” aiuta la meditazione e il benessere psico-fisico.
Piccole dosi di silenzio, assunte talvolta e con spirito positivo, possono quindi aiutare a migliorare sè stessi e il proprio contributo in una società sempre più affannata alla ricerca del consenso personale nella competizione mediatica.
E voi, quando sentite l’esigenza di un po’ di silenzio?

Esercizio: concedetevi una giornata di silenzio positivo. Non comprate giornali, non guardate talk-show televisivi e telegiornali. Informatevi giusto il minimo necessario. Magari leggete qualche pagina di un buon libro. Dedicatevi a piccole e piacevoli cose della giornata. Uscite con amici o con persone positive ma concedetevi qualche ora per voi stessi. Come vi sentite?

Salvatore Primiceri

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