A proposito di muri, barriere e confini

village_3(di Salvatore Primiceri) – Quanti di voi ricordano il film “The Village” del regista indioamericano Manoj Nelliyattu Shyamalan, meglio conosciuto come M. Night Shyamalan?

E’ passato un po’ di tempo, era il 2004 e il ricordo dell’11 settembre 2001 era vivissimo. La psicologia umana entra da protagonista in un film che sostanzialmente parla della paura degli uomini verso altri uomini.

L’isolamento è la parola chiave. Una piccola comunità decide di isolarsi dal resto del mondo costruendo un villaggio in mezzo ad un bosco che è vietato attraversare. La vera barriera tra il villaggio e il resto della civiltà non è però tanto il bosco ma un patto che i “grandi” del villaggio avrebbero stipulato con le creature del bosco per il quieto vivere del villaggio stesso che impone proprio il divieto di attraversamento. Tale patto con creature cattive e pericolose distrae gli abitanti del villaggio da qualsiasi tentazione di attraversare il bosco e anche le generazioni successive prendono per buono questo accordo senza avere alcuna prova della sua fondatezza.

La realtà è però un’altra. Il patto è un’invenzione. Non esiste alcuna creatura mostruosa e cattiva nel bosco e l’esigenza di procurarsi delle medicine per salvare la vita ad un abitante del villaggio impone la necessità di attraversare il bosco e scoprire che nel frattempo, dall’altra parte, il mondo nel bene e nel male va avanti. A questo punto, scoperto l’inganno, il dubbio di aver sbagliato a isolarsi e di non aver fatto il bene della propria comunità emerge in tutta la sua drammaticità.

E’ quindi la paura degli altri, delle differenze e della presunta pericolosità di ciò che non conosciamo che pone gli uomini sulla difensiva ma è purtroppo anche la convinzione di vivere nel giusto e di doversi proteggere dal male e dal dolore costruendo un’altra barriera di paura a protezione delle proprie paure. Il male, quindi, viene visto come qualcosa proveniente solo dall’esterno e la salvezza starebbe nell’isolamento, nulla di più innaturale per un “animale sociale” come l’uomo.

Le comunità non progrediscono affatto costruendo muri e alimentando le paure. I muri sono fatti per essere abbattuti perchè prima o poi accadrà qualcosa che ti porrà nella necessità di relazionarti con il prossimo, di confrontarti con gli altri, con il mondo.
L’innalzamento di barriere, siano esse fisiche che psicologiche, non fa altro che alimentare i conflitti, generare incomprensioni, impedirci di progredire culturalmente, chiuderci in noi stessi e isolarci.
Interpretando il pensiero di Socrate dobbiamo sforzarci di essere uomini virtuosi, coraggiosi e temperanti per costruire il bene comune in mezzo agli altri uomini, con loro e per loro.

Salvatore Primiceri

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