L’insegnamento di Notre Dame

di Salvatore Primiceri – Nei giorni scorsi parte della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi è stata seriamente danneggiata da un terribile incendio. Nel seguire in diretta le immagini che giungevano dalla capitale francese, ascoltavo inevitabilmente i commenti e le dichiarazioni di tante persone interpellate, dai leader politici ai cittadini increduli presenti sul posto.

Uno strano sentimento mi angosciava senza che io riuscissi a comprenderne la natura in modo chiaro.

Nei giorni successivi ho appreso della sostanziosa donazione che varie persone benestanti hanno messo a disposizione per il restauro della Cattedrale, una cifra impressionante.

Grazie ad alcune dichiarazioni di Roberto Saviano e Michela Murgia, i quali hanno evidenziato l’eccessiva enfasi con cui alcuni commentatori hanno descritto il drammatico episodio, sono poi finalmente riuscito a decifrare il senso della mia angoscia, non immediatamente compresa nei momenti dell’incendio.

La mia mente è andata al valore che attribuiamo ai simboli e alle cose. Certamente Notre-Dame è un simbolo carico di storia, sulla cui importanza nessuno discute. Tuttavia, rimane pur sempre una costruzione. Credo sia legittimo e comprensibile piangere per un simbolo che crolla e impegnarsi a ricostruirlo, a patto che si faccia lo stesso con il prossimo.

Non mi stancherò mai di credere che l’uomo nasce per sé, ma soprattutto per gli altri. Non si può essere uomini giusti se non lo si è prima di tutto con gli altri. L’altro non è che il prossimo. Può essere il nostro vicino di casa, un senzatetto della propria città, un qualsiasi bisognoso. L’eccezionalità di una tragedia che colpisce un simbolo mondiale scuote gli animi, ma dobbiamo aver sempre presente che esiste, purtroppo, anche la normalità delle tragedie quotidiane che riguardano le persone, quelle di cui spesso non ci accorgiamo per l’abitudine con cui incrociano ogni giorno il nostro sguardo. Eppure c’è anche lì un grido d’aiuto, un incendio da domare, ancor più prioritario perché riguarda il nostro prossimo, l’essere persona. In poche parole riguarda la dignità umana, di chi ha bisogno ma anche di chi aiuta.

Infine, come ricordato da Saviano e Murgia, l’importanza di usare parole appropriate per descrivere quanto accaduto a Parigi, o in generale qualsiasi evento di forte impatto emotivo, è fondamentale. Come dice Gianrico Carofiglio occorre recuperare il significato delle parole e utilizzarle in modo adeguato ad ogni circostanza.

Dire che con la Cattedrale brucia l’Europa, la sua identità e i suoi valori è un espressione che può trovare concordia solo se essere Europei significa prima di tutto essere giusti con il prossimo, non far male agli altri e non escludere nessuno.

Nel valutare e reagire di fronte ad avvenimenti drammatici come l’incendio di una Cattedrale, credo che la misura stia ancora una volta nel buonsenso, valore alla portata di tutti perché connaturato all’uomo. Come diceva Adam Smith nella celebre “Teoria dei sentimenti morali“: “Il fatto che spesso ci derivi sofferenza dalla sofferenza altrui è troppo ovvio da richiedere esempi per essere provato; infatti tale sentimento, come tutte le altre passioni originarie della natura umana, non è affatto prerogativa del virtuoso o del compassionevole, sebbene forse essi lo provino con più spiccata sensibilità. Nemmeno il più gran furfante, il più incallito trasgressore delle leggi della società ne è del tutto privo“.

Non occorre, quindi, essere speciali per riconoscere chi ha bisogno e offrire soccorso. E’ sufficiente essere umani.

Salvatore Primiceri

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