Talete, “felice tra le nuvole”

di Salvatore Primiceri – Chiunque abbia studiato filosofia alle superiori ricorderà sicuramente il nome di Talete, se non altro per il fatto che i programmi scolastici di filosofia iniziano proprio da lui. Siamo oltre 500 anni avanti Cristo. La sua teoria che tutto nasce dall’acqua costituisce il primo approccio dello studente con la materia e con il sapiente filosofo.

Eh sì, sapiente perché Talete era considerato uno dei “Sette Sapienti“, uomini di grande cultura, saggezza e intelligenza nell’antica Grecia, fondatore della Scuola di Mileto. In particolare Talete era considerato un “portento dell’astronomia” (così lo descriveva Timone), scienziato che, dopo essersi interessato alla politica (in cui si dice abbia saputo fornire saggi consigli), si dedicò completamente alla contemplazione della natura. Era talmente concentrato in tale attività che un giorno cadde in un fosso suscitando l’esclamazione di una graziosa e intelligente servetta trace: “Talete, non riesci a vedere nemmeno dove metti i piedi e credi di poter conoscere le cose dell’universo?” (episodio narrato sia da Platone nel “Teeteto” che da Diogene Laerzio).
Talete studiava moltissimo e osservava il cielo. Si dice che seppe prevedere un’eclissi solare e dividere l’anno in 365 giorni. Sua mamma Cleobulina era un po’ preoccupata per la costante attività contemplativa del figlio e ogni tanto gli domandava se non fosse ora di trovarsi una ragazza per crearsi una famiglia. Talete rispondeva di essere ancora giovane e che era presto per prendere moglie. Dopo un po’ di tempo, alla medesima domanda della madre, Talete mutò risposta in “E’ ormai tardi, mamma, per cercarmi moglie“.
Ma al Talete contemplativo raccontato da Platone nel “Teeteto” vi è in parte contrapposto il Talete pratico raccontato da Aristotele nella “Politica“, ovvero un abile stratega che, grazie alle sue conoscenze in astronomia e metereologia, riuscì a prevedere un raccolto abbondante di olive e che, per questo, durante l’inverno acquistò a poco prezzo tutti gli spremitori di olive. Quando il raccolto si rivelò davvero proficuo egli si arricchì affittando gli spremitori a chi ne faceva richiesta. La narrazione di Platone e Aristotele sulla figura di Talete riguarda la missione dei filosofi: essi possono arricchirsi grazie alle loro conoscenze ma non è questo il fine ultimo che vanno cercando (per Platone è la ricerca pura della verità).
Sull’applicazione pratica delle sue conoscenze si narra anche che Talete riuscì a far attraversare il fiume Halys all’esercito di Creso grazie alla realizzazione di un canale profondo a semicerchio che ne deviò il corso per un tratto prima di ricongiungersi al letto originario.
Talete si riteneva una persona fortunata e ringraziava la sorte per averlo fatto nascere “uomo e non animale, uomo e non donna, greco e non barbaro”.
Non aveva paura della morte. Talete è stato il primo a parlare di immortalità dell’anima e riteneva che anche gli oggetti ne avessero una. Per lui vivere non è diverso da morire. Chi ascoltava i suoi ragionamenti gli domandava: “E allora perché non muori?” e Talete rispondeva: “Perché non c’è differenza“.
Talete visse circa per ottant’anni e probabilmente si riteneva felice. Non ebbe maestri ma scoprì molte cose da solo. Si dice che sia stato il primo a pronunciare il motto “conosci te stesso” (la cosa più difficile da farsi). La sua ricetta per la felicità?
E’ felice chi è sano di corpo, ricco di spirito, bene educato di natura. L’uomo è felice se si ricorda degli amici presenti e assenti, non guarda all’estetica ma all’essere bello nella pratica della vita. L’uomo è felice quando non si arricchisce in modo malvagio e non si rende antipatico con le parole di fronte a coloro che gli pongono fiducia. In che modo l’uomo può vivere una vita giustissima? Non facendo ciò che agli altri rimproveriamo.
Insomma, Talete è un genio immortale, felicemente a spasso nel suo universo, “la cosa più bella che è opera di Dio“.

Troppe parole non esprimono mai un saggio pensiero. Cerca una cosa sola: ciò che è saggio; scegli una cosa sola: ciò che vale. Così degli uomini loquaci scioglierai le lingue dai discorsi senza fine“.

Salvatore Primiceri

Bibliografia:

  • Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi vol.1 (a cura di Marcello Gigante) (Laterza, 1998)
  • Ilaria Ramelli (a cura di), I Sette Sapienti nell’edizione di Bruno Snell (Bompiani, 2015)
  • Platone, Teeteto o Sulla Scienza (Feltrinelli, 1994)
  • Aristotele, Politica (Bur Rizzoli, 2002)

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