Il “rifugio” di Marco Aurelio

marcoaurelio(di Salvatore Primiceri) – C’era una volta un filosofo che divenne imperatore ma che avrebbe volentieri continuato a fare il filosofo se avesse potuto. Si chiamava Marco Aurelio e fu imperatore di Roma dal 161 d.C. fino alla sua morte avvenuta per malattia nel 180 d.C.

Marco Aurelio continuò, durante il suo ruolo di guida dell’impero romano, a dedicarsi alla filosofia. Egli apparteneva alla corrente dello stoicismo. Per lui l’anima e il corpo erano due cose ben separate.

Una delle sue opere più celebri è quella dei “Ricordi”. In questa corposa raccolta di pensieri sono presenti delle vere e proprie perle di vita, alcune passate alla storia e che ancora oggi influenzano il nostro modo di agire e pensare.

Uno dei passaggi memorabili lo troviamo nel libro quarto, paragrafo terzo, intitolato “Nell’intimo dell’uomo”:

“Si cercano un luogo di ritiro, campagne, lidi marini e monti; e anche tu sei solito desiderare fortemente un simile isolamento. Ma tutto questo è proprio di chi non ha la minima istruzione filosofica, visto che è possibile, in qualunque momento lo desideri, ritirarti in te stesso; perché un uomo non può ritirarsi in un luogo più quieto o indisturbato della propria anima, soprattutto chi ha, dentro, principî tali che gli basta affondarvi lo sguardo per raggiungere sùbito il pieno benessere: e per benessere non intendo altro che il giusto ordine interiore. Quindi concediti continuamente questo ritiro e rinnova te stesso; e siano brevi ed elementari i principî che, appena incontrati, basteranno a purgarti da ogni nausea e a congedarti senza che tu provi fastidio per le cose a cui ritorni. Che cosa, infatti, ti infastidisce? La cattiveria degli uomini? Considerati i termini del problema – e cioè che gli esseri razionali esistono gli uni per gli altri; che la tolleranza è parte della giustizia; che sbagliano senza volerlo – e considerato quanti già, dopo aver nutrito inimicizia, sospetto, odio, giacciono trafitti, ridotti in cenere, smettila, infine! O forse il tuo fastidio è anche per la sorte che, nell’ordine universale, ti viene assegnata? Ritorna col pensiero all’alternativa: «O provvidenza o atomi», e a tutti gli argomenti con cui fu dimostrato che il cosmo è come una città. O forse ti sentirai toccato dalle cose del corpo? Torna ancora a pensare che la mente non si immischia con i movimenti dolci o aspri del soffio vitale, una volta che abbia isolato se stessa e preso cognizione del proprio potere; e poi pensa a tutto quello che hai ascoltato intorno al dolore e al piacere, e su cui hai espresso il tuo assenso. O sarà forse la preoccupazione di una misera fama a fuorviarti? Guarda la rapidità dell’oblio che investe tutto, l’abisso dell’eternità che si estende infinita in entrambe le direzioni, la vacuità della rinomanza, la volubilità e la sconsideratezza di chi sembra tributare elogi, e l’angustia del luogo in cui la fama è circoscritta. Perché tutta la terra è un punto: e quale minuscolo cantuccio della terra è questa dimora? E, qui, quanti e quali sono gli uomini che ti elogeranno? Ricorda, allora, che puoi ritirarti in questo tuo campicello, e soprattutto non agitarti e non darti troppa pena, ma sii libero e guarda la realtà da uomo, da essere umano, da cittadino, da essere mortale. E tra i principî che più dovranno stare a portata di mano quando ti ripiegherai su di essi, vi siano i due seguenti. Il primo: le cose non toccano l’anima, ma stanno immobili all’esterno, mentre i turbamenti vengono soltanto dall’opinione che si forma all’interno. Il secondo: tutto quanto vedi, tra un istante si trasformerà e non sarà più; e pensa continuamente alla trasformazione di quante cose hai assistito di persona. Il cosmo è mutamento, la vita è opinione”.

Se questo pensiero fosse stato scritto oggi, non impiegheremmo molto tempo a definire Marco Aurelio un motivatore, una di quelle figure chiamate “coach” che insegnano alle persone a vivere felici e a ottenere il meglio da sé stessi.

La straordinarietà delle parole di Marco Aurelio sta proprio nel fatto che esse provengono da duemila anni di distanza nel passato.

Egli ci dice molte cose, ma in particolare che non è necessario fuggire chissà in quale luogo, di mare o di montagna a seconda dei gusti, per riflettere e ritrovare sé stessi. In ogni momento, ci spiega l’imperatore filosofo, è possibile rifugiarsi dentro di noi, in un luogo “quieto” della nostra anima, indipendentemente dal dove ci si trovi fisicamente. E se un uomo conserva nella propria anima dei sani principi, continua Marco Aurelio, allora ritroverà facilmente anche il proprio benessere.

Marco Aurelio era una brava persona che mal sopportava la cattiveria umana. La sua sensibilità e senso della giustizia emergono chiaramente da tutta la sua produzione filosofica.

Egli, per benessere, intendeva quindi il giusto ordine interiore, necessario per ritrovare la spinta al fine di rinnovarsi, quel “rinnova te stesso” denso di significato che oggi sarebbe un titolo perfetto per uno dei numerosi saggi di psicologia rivolti al miglioramento della persona e al superamento dei problemi.

Quante volte sarà capitato, a ognuno di noi, di sentire il bisogno di un momento di tranquillità, di riflessione, di pace e di desiderare di andare a cercarle chissà dove. Ecco Marco Aurelio indica la via della meditazione in qualsiasi momento e luogo ci troviamo.

Tale esercizio ci libererà del fastidio verso le cose della vita, dalle ingiustizie che vediamo e dalla cattiveria che riscontriamo in altri uomini. Rifugiarsi nella tranquillità dell’anima ci permetterà di tornare alle cose di tutti i giorni con più serenità (“non agitarti e non darti troppa pena”) ma soprattutto da persona libera (“sii libero”) e capace di accettare (“guarda la realtà da uomo, da essere umano, da cittadino, da essere mortale”).

Marco Aurelio ci invita a non preoccuparci delle cose che vediamo in quanto esse non toccano l’anima. Le nostre preoccupazioni e turbamenti nascono semplicemente dalle opinioni che ci formiamo dentro di noi delle cose. Ogni cosa osservata in un momento, il momento successivo non ci sarà più, in quanto tutto è in mutamento e noi stessi siamo testimoni di questo (quante cose abbiamo osservato che oggi non ci sono più? Di quante trasformazioni siamo stati diretti testimoni?).

La frase meravigliosa e suggestiva con cui Marco Aurelio chiude la sua riflessione è una di quelle massime divenute eterne nel corso della storia: “L’universo è trasformazione, la vita è opinione”.

Salvatore Primiceri

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